Al tramonto d'una giornata serena chi venga da via Cesarotti in piazza del Santo dirigendosi verso il Gattamelata può osservare una scenetta non priva di grazia mista d'ironica comicità. La sagoma scura del superbo cavallo e del duce spicca nel cielo splendente. Essa pero e tutta frastagliata dai corpicciuoli dei colombi che vi si posano comodamente, senza alcun rispetto verso: « il Condottier che il santo luogo regna» Un piccione e sulla testa del guerriero, uno sulla spalla destra, uno sulla sinistra, uno sulla maestosa arcuata coda del cavallo, cinque o sei sul bastone di comando, altri sulla testa dell'animale e sul collo che e pennellato abbondantemente del « guano» biancastro dei piccioni. Perfino la testa del guerriero sembra canuta, perche quelle irriverenti bestiole non hanno proprio nessun riguardo per Erasmo da Narni, detto il Gattamelata. II generale nacque in Umbria verso il 1370 nella cittadina di Narni, sulla «sponda del Nar» cantata dal Carducci e dipinta dal Corot in un quadro che si trova al Louvre a Parigi. Fu comandante delle truppe venete dal 1434 e sconfisse nel 1439 assieme con Francesco Sforza a Tenno e a Verona le truppe viscontee del famoso Piccinino, condottiero di ventura, umbro anche lui. (il Piccinino era stato uno dei quattro generali battuti dall'infelice conte di Carmagnola Del 1427 a Maclodio. « S'ode a destra uno squillo di tromba; A sinistra risponde uno squillo: D'ambo i lati calpesto rimbomba Da cavalli e da fanti il terreno». Da che deriva il soprannome di Gattamelata? Probabilmente dal carattere dell'uomo. La «gatta» ha un suo modo di fare insinuante, l'aggiunta di «melata», cioè piena di miele, rafforza il significato della «gatta ». Non sembrerebbero qualità adatte ad un generale, rna può darsi che in quell'epoca di puro professionismo militare, arti subdole e "dolci" valessero quanto e forse più della strategia. Si guardi una riproduzione fotografica del volto modellato da Donatello e si vedrà che l'artista sommo ha fatto palese questo carattere del generale con una potenza e una finezza che sono più efficaci d'ogni ragionamento l' d'ogni ipotesi. II Gattamelata mori nel 1443 a Padova ed ebbe dopo morto la grande ventura che lo rende famoso in tutto il mondo. Sua moglie e il figlio Gian Antonio diedero incarico a Donatello di erigergli una statua equestre, che fu iniziata nel 1447 e finita nel 1453. Ne risulto un capolavoro di maestà ed eleganza veramente insigni. Storia, scultura, poesia e soprattutto bellezza si adunano intorno al sublime monumento in Piazza del Santo.
|
||||